Al Ljubljana Coffee Festival abbiamo avuto il piacere di intervistare Federico Pezzetta e Federica Balestrieri, autori del documentario “Coffees… Italians do it better (?)”, che nel 2016 ipotizzava i possibili effetti di Starbucks sul comparto caffè in Italia, quando ancora non era stato ufficializzato l’arrivo del gigante di Seattle nel Bel Paese. Abbiamo sentito le loro opinioni sulla Reserve Roastery appena inaugurata, dove hanno incontrato Howard Schulz
Federico e Federica insieme gestiscono l’agenzia Romedia Studio, che si occupa di produzioni foto e video nel settore caffè e non solo, e la pagina Instagram Coffeeandlucas, nata per divulgare in maniera divertente le diverse preparazioni di caffè filtro.
Abbiamo fatto una chiacchierata con loro a 360° dagli albori della loro scoperta delle estrazioni “alternative” al futuro dello specialty in Italia dopo l’apertura della Starbucks Reserve Roastery di Milano.
Com’è cominciato il vostro amore per lo specialty coffee?
Con i viaggi all’estero nelle grandi capitali abbiamo scoperto Starbucks e ci ha subito accesso l’interesse per il fatto di provare diversi tipi di caffè e con diversi tipi di preparazioni.
Poi abbiamo visto per tv il servizio di Report con Andrej Godina che ci ha illuminato e spinto a sperimentare e la cosa ci ha appassionato parecchio. In ogni città che visitiamo facciamo un tour delle migliori caffetterie per bere buon caffè filtro, io l’espresso lo bevo ma personalmente meno corpo ha un caffè più mi piace.
Che reazioni ha suscitato il vostro documentario?
All’estero ci dicono: “Nel documentario dite cose che noi affermiamo da sempre ma è bello sentirle finalmente dette dagli italiani”. E non è stato percepito come una provocazione o una polemica, come a volte è successo in Italia. E’ nato sopratutto come progetto divulgativo, Andrej ha capito da subito questo intento e ci ha supportato.
A due anni dall’uscita com’è cambiata la situazione in Italia?
A Bologna e Firenze format di questo tipo hanno aperto già da molto tempo e sono stati antesignani della tendenza. Al momento attuale ci sono credo 6 locali a Milano che propongono specialty, poi hanno aperto caffetterie di questo tipo a Napoli e Pompei, a Roma ce ne sono due ed altre devono aprire a breve. Per il mercato italiano sono una novità ma all’estero è una cosa normalissima trovarne ed avere una scelta più ampia di prodotti.
Sicuramente la Reserve Roastery aiuterà perchè per tanti consumatori sarà la prima volta che si approcciano ad un certo modo di fare caffè.
Un’impressione generale sulla Reserve Roastery?
E’ una gemma! E’ bellissima da vedere con questo marmo italiano pregiato e a livello di proposta food è sicuramente di alto livello con Princi che offre ottimi prodotti, poi c’è il gelato al nitrogeno di Alberto Marchetti disponibile in 3 ricette e mantecato sul momento e l’offerta di mixology molto buona.
Alla Reserve di solito propongono una selezione di circa 7 caffè, il che è positivo perché mostra al cliente italiano che la scelta dei caffè può essere davvero ampia presentandogli quindi un coffee menù che è quello che le caffetterie specialty di solito tentano di fare.
Prevedo nei prossimi 5 anni uno sviluppo del format Reserve. Sicuramente la sua apertura aiuterà lo specialty coffee in Italia: i suoi prezzi sono assolutamente adeguati al servizio offerto e metterà i clienti italiani in una certa ottica.
Perchè, secondo voi, nessun attore del mercato italiano ha provato a fare da apripista?
Forse è un po’ un peccato che nessuno ci abbia provato, un qualcosina in più si poteva farlo. Alcuni grandi players del mercato italiano hanno aperto format analoghi quando era già programmata l’apertura della Reserve, proponendo preparazioni “alternative” come ad esempio il Chemex dai 9/10€ in su che è un prezzo onesto ma forse uno scoglio per il loro tipo di target.
Secondo me l’85% dei consumatori che assaggeranno da Starbucks il caffè filtro non sarebbe mai andato in locali di altri brand che lo propongono.
L’apparato comunicativo di Starbucks spero stimolerà notevolmente le altre aziende del comparto in Italia, c’è ancora poca cura, secondo me, dei materiali fotografici e video del marketing. Tante aziende spendono molto in gadget ma sottovalutano l’importanza del web e troppe sono ancora ad un livello 1.0 nel marketing digitale.

Un barista prepara un Chemex durante l’inaugurazione della Reserve Roastery a Milano (foto Romedia Studio)
Il vostro incontro con Howard Schulz?
L’avevamo già incontrato a New York nel 2013 per la presentazione di un suo libro ed era già sorpreso che un responso così positivo su Starbucks ed i suoi prodotti provenisse proprio dall’Italia. A Milano durante l’inaugurazione la Roastery era affollata, l’incontro (vedi foto di copertina) è stato fugace ma senz’altro positivo.
Abbiamo saputo che tante persone a Seattle hanno visto il documentario e di questo siamo veramente felici.
Avete pensato ad un sequel dunque? Magari a distanza di 2 anni dall’apertura della Reserve, per captare le reazioni del mercato…
Più di qualcuno ce l’ha chiesto un sequel, sopratutto al Berlin Coffee Festival dove l’hanno proiettato l’anno scorso. Sicuramente non sarebbe rivoluzionario ed originale come il primo doc però sarebbe bello avere un ottimo produttore dietro in grado di finanziarlo adeguatamente e diffonderlo di più presso il pubblico anche non di settore, anche se con 70mila visualizzazioni su Facebook sicuramente è già uscito al di fuori della cerchia degli addetti al settore.
- The flyer of the movie
- Ljubljana Coffee Festival
- Berlin Coffee Festival: with Ralf Rüller (The Barn roastery)
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